Come prendersi cura del proprio seno
Il seno è sempre stato visto come elemento caratterizzante della figura della donna, rappresentandone la sua possibilità di essere madre, la sua femminilità. È anche vero, però, che dà molto buona parte delle donne è costretta a combattere contro i diversi mali che attaccano quest’organo così importante.
Dunque è necessario imparare a prendersi cura autonomamente, e con l’aiuto di specialisti del proprio seno.
Come?
Attraverso l’autopalpazione, le visite e gli screening gratuiti.
Come prendersi cura del proprio seno: partiamo dalla prevenzione
Innanzitutto la prevenzione nel senso più ampio del significato della parola salute comprende il prendersi cura del corpo, comprende la preservazione del proprio stato di benessere psichico e fisico, e a ragion veduta specialmente benessere del seno come del viso. Agenti fisichi, chimici o meccanici possono attaccare il seno e la primissima prevenzione parte da piccoli gesti e accorgimenti.
- la scelta del reggiseno, che, soprattutto se dotato di ferretti e/o bretelle, non lasci alcun segno o comprima eccessivamente la circolazione venosa superficiale.
- La corretta idratazione e detersione della pelle con dei prodotti poco aggressivi
- La postura.
- Lo sport. L’uso del reggiseno elasticizzato è importante, soprattutto per le mammelle medio-grandi o quelle già eccessivamente mobili.
Non può mancare, tra questi piccoli accorgimenti, anche una corretta alimentazione, che preveda molta frutta e verdura, consigliando anche di evitare di inalare ed esalare fumo da sigarette.
La prevenzione comprende anche uno strumento di estrema importanza che le donne possono autonomamente utilizzare: l’autopalpazione.
Questa pratica permette di monitorare il proprio seno e tutti i suoi cambiamenti, in modo tale da definire precocemente un qualsiasi cambiamento anomalo. Permette di conoscersi e di saper così distinguere se qualcosa di diverso, di nuovo si sente.
Si consiglia, una volta raggiunti i 20 anni di età, di effettuare mensilmente, possibilmente una settimana dopo il termine delle mestruazioni, questo tipo di autocontrollo.
Primo sentore di un possibile tumore al seno è la presenza di un nodulo, in uno o entrambi i seni, riconoscibile proprio grazie a questa tecnica.
Solitamente la sua presenza non implica dolore, ma può essere facilmente percepito attraverso il contatto o può essere addirittura visibile.
Bisogna, inoltre, prestare molta attenzione ai cambiamenti nel nostro seno, parliamo quindi di ingrossamento, dall’aspetto del capezzolo, che può tendere a ritirarsi o a farsi più sporgente.
Meno frequente, ma possibile, è che non vi sia alcuno di questi sintomi e, di conseguenza, si consiglia sempre di consultare periodicamente un esperto.
Come si esegue l’autopalpazione?
Prima di eseguire una vera e propria autopalpazione, è necessario che si faccia un’attenta osservazione della zona interessata, possibilmente alla luce e di fronte ad uno specchio.
Per avere una visuale completa, si consiglia di iniziare innanzitutto stando in posizione eretta e con le braccia lungo i fianchi, successivamente alzando le braccia e ponendole stese sulla testa.
Man mano è necessario osservare con attenzione il proprio seno, in modo tale da registrare la possibile presenza di qualche anomalia già visibile ad occhio nudo.
Solo dopo aver terminato l’osservazione, si può passare al contatto diretto.
Per prima cosa, si posa il braccio del seno che si sta per analizzare dietro la nuca, e si inizia a palpare con tre dita (indice, medio e anulare) tutta la superficie mammaria (con le dita a piatto e non con i polpastrelli di queste dita).
Pprima con dei movimenti circolari, poi radiali (partendo dalla periferia del seno sino al capezzolo) e lineari (in linea retta, dall’alto verso il basso).
Ogni movimento deve essere accompagnato da una leggera pressione.
Tali manovre vanno poi effettuate anche in posizione supina.
La palpazione va fatta anche nella zona ascellare e nella zona circostante lo sterno.
Infine, si passa al capezzolo, che va premuto delicatamente con pollice e indice, in modo tale da registrare qualche possibile perdita di un liquido.
Come prendersi cura del proprio seno: a chi mi devo rivolgere?
L’autopalpazione è fondamentale, poiché permette di registrare immediatamente qualche possibile avvallamento, ripiegatura, fossetta o nodulo presente sul nostro seno.
Non bisogna subito allarmarsi, poiché la presenza di questi elementi potrebbe essere anche sentore di un corpo di natura benigna, come una cisti o un fibroadenoma ad esempio
Proprio per questo motivo è importantissimo un consulto medico, che possa accertare la natura dell’anomalia.
Una visita senologica consiste in una semplice analisi effettuata dal medico specialista, indolore e non invasiva.
È sempre consigliato di effettuarne una almeno una volta prima dei 30-40 anni e, superata questa età, annualmente.
Se non si dovessero riscontrare alcune stranezze, la visita senologica non necessita di alcun intervento.
Nel caso contrario, e quindi se si dovesse riscontrare la presenza di corpi estranei e di natura incerta, sarebbe necessario ricorrere ad altri metodi di diagnostica.
Una tradizionale visita al seno prevede prima di tutto una generale conoscenza della storia clinica del paziente, attraverso una serie di domande che lo specialista pone alla donna, quali:
- precedenti gravidanze
- regolarità del ciclo mestruale
- malattie varie
Finita la fase di conoscenza, si passa alla visita vera e propria, in cui il medico osserva e palpa la zona interessata.
La visita senologica
Questo tipo di visita va effettuata abbastanza frequentemente, soprattutto una volta raggiunti i 30 anni, anche semplicemente per monitorare il proprio seno in modo tale da evitare future malformazioni.
Se, invece, si dovesse sospettare la presenza di un nodulo, è importante rivolgersi tempestivamente al medico senologo, così da capire subito la natura del corpo.
Se ci si dovesse ritrovare in una situazione di questo tipo, la visita, allora, potrebbe comprendere anche un’analisi più approfondita attraverso un’ecografia mammaria, una biopsia (agoaspirato) o una mammografia.
Purtroppo, non tutti i tumori prevedono un programma di screening.
Il carcinoma della mammella che rappresenta il tumore più frequente nella donna si avvale dello screening radiologico che resta imprescindibile nelle fasce d’età a maggior rischio.
La palpazione è utile ma non è sufficiente, gli esami strumentali consentono di riconoscere i tumori in una fase ben più precoce e garantire una guarigione più rapida e sicura.
Per quanto riguarda il tumore al seno, lo screening per la diagnosi precoce è rivolto a tutte le donne di età compresa tra i 35/40 anni a seconda di indicazioni specifiche e i 69 anni e consiste in una mammografia ogni 1/2 anni, permettendo di ridurre notevolmente la mortalità per questo tipo di male.
Questo esame, che è di tipo radiologico, prevede un’analisi accurata del seno che permette di individuare tutti quei noduli ancora troppo piccoli per essere percepiti attraverso l’autopalpazione ma che potrebbero preannunciare la presenza di un tumore.
Se la mammografia dovesse riscontrare anomalie, prima di comunicare una diagnosi certa il medico specialista fa eseguire ulteriori esami di approfondimento, quali una seconda mammografia, un’ecografia e una ulteriore visita clinica, a cui potrebbe seguire anche un ago aspirato o una biopsia guidata dagli strumenti radiologici oggi a disposizione, per verificare la natura del nodulo.